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Il linguaggio dell’anima, 21 lettere che profumano di amore per la vita

“Cominciare proprio dalla famiglia per una società migliore” e “La nostra natura: viaggio verso le nostre origini”

sono gli argomenti che hanno scandito l'ultima tappa del viaggio de “Il linguaggio dell'anima “dello scrittore e poeta greco Haris Koudounas. Ancora una volta a fare da cornice all'evento il salottino di nicchia della libreria del Benessere di Ancona, diretta magistralmente dalla tenace libraia- nutrizionista Rosella Sbarbati, e ancora una volta l'autore ha preso per mano il pubblico presente per accompagnarlo su quel cammino di autoconoscenza iniziato il 10 febbraio scorso, che altro non è che il Suo cammino. La silloge poetica, infatti, rappresenta un segmento importante della vita dell'autore: se è vero, come è vero, che Koudounas ha cominciato a scrivere poesie nel 1987, in questo libro sono raccolte quelle di trent'anni (1987-2017). Trent'anni di vita dedicati, tra le sue tante attività, non si dimentichi la pittura e la musica, alla poesia, strumento linguistico ancora forte, potente, vivo. La raccolta è articolata in quattro capitoli, le cui poesie si intersecano tra loro, collocate come sono lungo una sorta di spirale, che ad ogni voluta sembra toccare punti sempre più lontani dal proprio centro, eppure ad esso tenacemente legati. Infatti, il cuore del libro è la sua visione del mondo, ben incentrata sui valori dell'amore e degli affetti familiari che si ritrovano nel primo capitolo, nel secondo, invece, sottolinea l'importanza dei valori della responsabilità personale e sociale di ogni uomo, dell'autenticità, della vita che va sempre e comunque vissuta in tutti i suoi momenti, con dignità e sulla scorta della fede. Ma non è solo un percorso di esplorazione del proprio territorio interiore la poesia di Koudounas, è anche una sorta di finestra aperta sulla società di oggi, di cui sa cogliere tutte le distorsioni e le ombre (violenza, vilipendio della natura, edonismo dilagante, razzismo) ed eccoci, quindi, giunti agli ultimi capitoli che il poeta greco ha affrontato sabato 5 maggio. Proprio sulla parola società si è soffermato l'autore, evidenziando come nella sua lingua madre sono presenti due termini distinti per indicarla: εταιρεία (Eterìa) e Κοινωνία (Koinonia). Entrambe le parole indicano oggi la “società”, ma mentre la prima indica un'associazione nella quale i membri si legano fra di loro attraverso un giuramento con scopi politici e commerciali, quindi un'unione per soddisfare i propri interessi, la seconda indicava già dall’antichità ed indica ancora oggi la comunione, l'intimo legame e la relazione fraterna degli uomini tra di loro, una relazione umana di solidarietà, di corresponsabilità, di partecipazione che esprimeva un' azione comune per l'interesse di tutti e non per il proprio. Un significato che nel corso dei secoli ha subìto un notevole mutamento, proprio perché la società è mutata, soprattutto negli ultimi 15 anni ha dichiarato Koudounas, riconducendo le cause nella diffusione della globalizzazione, nella problematica armonia politica - economica fra gli Stati europei, nella rivoluzione tecnologica, nella crisi economica, nello smarrimento culturale, nel cambiamento del mondo del lavoro e nella crisi occupazionale, nelle ondate migratorie dal Medio Oriente e dall'Africa e nel rapporto tra politica, populismo e democrazia. E ancora la perdita dei valori, la superficialità, la perdita di interesse verso gli altri, l'aumento esponenziale della violenza, soprattutto sulle donne. E sulle donne il poeta greco ha affermato che contro ogni forma di abuso servono altri uomini. Servono uomini capaci di alzare una mano per e non sulle donne. Perché la violenza non è mai sintomo d’amore. Serve un profondo cambiamento culturale ed una cultura reattiva alla violenza, un messaggio, questo, che rivolge alle nuove generazioni, soprattutto, ai giovani uomini perché loro sono lo strumento per questo cambiamento. Un’ampia riflessione sulla società odierna quella del poeta ellenico, in cui ha evidenziato che il mondo potrà cambiare solo a partire dai valori della famiglia perché possano esserci, così, cittadini consapevoli e responsabili. E ‘essenziale concentrarsi sulla propria vita ma senza dimenticare quella degli altri. Osservare la loro vita, la vita del nostro pianeta, immergersi nella natura per sentire la meraviglia dell’universo. Allora il nostro cammino diventerà cammino famigliare perché condiviso con altre persone. Un percorso terrestre che si trasformerà in percorso universale e solo così, la nostra coscienza potrà unirsi a quella dell’universo. Ma per intraprendere quel cammino è necessario ritornare alle proprie origini, ed ecco l’ultima tappa del viaggio, che chiude la raccolta poetica. Secondo l’autore tornare alle proprie origini significa sentire il perché della nostra vita, un cammino a ritroso per trovare sé stessi, nella terra natia, in un luogo amato o immaginato perché è lì che è custodita la nostra essenza divina. Quindi conoscersi per non perdersi, e soprattutto, non perdere il senso della vita. Tornare alle proprie origini significa rivoluzionare la propria vita, svegliare la propria coscienza e trovare le proprie virtù che sono, già in noi. Sentire di nuovo il soffio divino, attraverso quella linea di congiunzione uomo-coscienza-Dio. Ma, ha sottolineato il poeta, la conoscenza comporta un cammino periglioso, arduo, in cui è necessario liberarsi passo dopo passo da pesanti fardelli, come l’accidia, l’egoismo, l’ambizione sfrenata che non permettono all’umanità di evolversi. E ‘necessario aggrapparsi alla volontà, alla speranza, alla fede e all’Amore. Si, l’amore perché di questo sentimento è plasmato l’uomo e in virtù di questo muove l’universo come già scriveva secoli fa, il Sommo Poeta: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, e Haris Koudounas, a mio parere, ha trovato la stella alla quale far riferimento.

Carmela Mariella

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